L’ennesimo abuso su animali inutile, inammissibile e anacronistico: così la Lav ha definito l’esperimento spaziale di Teheran in cui una scimmietta è stata lanciata nello ad un’altezza di 120 chilometri.
La bestiola è tornata a terra sana e salva ma se per l’Iran si tratta di un grande successo del programma spaziale per la scimmia non si è trattato certo di un viaggio di piacere.
Senza contare il terrore che avrà provato in fase di lancio e per tutta la durata del volo, con l’assenza di gravità, l’alimentazione forzata e l’immobilità, il test è stato messo a punto dopo una lunga preparazione, che per l’involontaria protagonista deve essere stata una tortura.
Le foto della scimmietta, chiaramente sofferente e costretta in un sistema di contenimento, hanno fatto il giro del web e parlano da sole.
Testare su animali vivi gli effetti che un volo spaziale produce sull’apparato muscolo-scheletrico, non solo è eticamente inaccettabile ma è anche scientificamente fuorviante.
Come spiega la biologa Michela Kuan, responsabile Lav vivisezione, la differenza di struttura fisica rende qualsiasi risultato non attendibile se applicato a specie diverse da quelle oggetto di sperimentazione
“Come al solito si vuole abituare il pubblico ad accettare l’utilizzo di cavie come un male necessario invece di fare della corretta informazione basata sulla trasparenza, sulla ragione e sul senso di moralità che dovrebbe contraddistinguere la nostra specie” scrive la Lav in una nota stampa.

Anche solo restando in ambito ‘spaziale’, sono molti gli animali mandati in orbita per studiarne le reazioni: dalla celebre cagnetta Laika, morta poche ore dopo il lancio dello Sputnik II nel 1957, ai tanti primati partiti da Cape Canaveral.

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